I miei primi 2 anni in Messico!

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E chi l’avrebbe detto due anni fa che l’11 marzo del 2017 sarei stato ancora qua? Io no, ve lo giuro.  L’11 marzo 2015 sono arrivato all’aeroporto Benito Juárez di Città del Messico con una valigia fatta un po’ a caso, due litri di olio fatto in casa (i terroni mi possono capire :)) e una bottiglia di limoncello, ovviamente fatto in casa pure quello. Non avevo idea di quello che mi sarebbe successo.

I bookmakers inglesi, la mia famiglia e i miei amici mi davano morto nella prima settimana 1 a 65, e invece eccomi qua, scrivendo il mio articolo dei miei primi due anni in questa incredibile terra. In due anni sono successe una marea di cose che mi hanno cambiato profondamente. Quella persona impaurita che parlava 3 parole in croce di spagnolo non esiste più, l’ho mandata in ferie a tempo indeterminato per scoprire davvero chi sono.

La cosa bella è che quando inizi ad andare non vorresti mai fermarti, quindi vedo la meta sempre lontana, ma se guardo indietro posso essere felice di tutte le scelte che mi hanno portato qua.

Come posso riassumere questi due anni nella terra dei cactus? Vediamo se facendo una lista delle cose che ho fatto, delle cose che ho imparato e delle cose che ho capito riesco a dare un quadro d’insieme 🙂

In questi ultimi due anni ho imparato a fare un vero guacamole, ho sviluppato una forte dipendenza da tacos e salse piccanti messicane. Ho capito che se ordino una torta non c’è speranza che mi portino un dolce, che i messicani in quanto a bere battono pure un veneto di genitori trentini cresciuto in Friuli.

Ho aperto un’agenzia digitale, porto avanti un progetto di salute digitale e un commerce di prodotti bio (ancora in cantiere purtroppo) e continuo a mangiare i miei 200gr di pasta quotidiani. Lavoro il giusto senza accettare tutti i progetti perché ho capito che il tempo è importante, e nessun lavoro o stipendio te lo può dare indietro.

Ho pubblicato il mio primo libro (Un pomeriggio come tanti, lo trovate qui) e finito di scrivere il secondo. Spero di poterlo pubblicare entro quest’anno e di darvene notizia presto. Non ho ancora un titolo, se volete darmene uno scrivetelo nei commenti, non importa che non centri nulla con il contenuto, mi piacciono le cose senza senso 🙂 Ho scritto un progetto editoriale che mi porterà a fare il giro del mondo in un paio d’anni, piccolo dettaglio manca lo sponsor, se qualcuno avesse voglia di investire in un pazzo scrivetemi, io felice 🙂

Mi sono liberato di tutte quelle cose inutili che avevo quando non viaggiavo così tanto. Non parlo solo di vestiti, ma anche di tutte quelle cose che con il tempo si accumulano e quando le ritrovi dici: “Ma che minchia ci faccio con questo?”. Sono due anni che vivo senza televisione ed è qualcosa di bellissimo. Ogni tanto la scrocco a qualche amico o qualche bar per vedere l’Inter, la Moto GP e Masterchef (qui i commenti non sono necessari grazie ;)).

Da due anni non uso più vestiti pesanti, voglio comprare una pianta di chile habanero che voglio chiamare Rosmi. Ho comprato una chitarra che ho chiamato Malú, per sopperire alla mancanza della mia Clancy. Ho cambiato il mio trolley gigante per una mochila da viaggio che ho chiamato Sally e ho assaggiato i grilli che qua chiamano chapulines.

Ho capito che mi piace andare in giro scalzo e a petto nudo a dicembre e fare il bagno a mezzanotte nell’oceano a gennaio, perdermi in mezzo alla selva dove non arriva il segnale del telefono, ma ogni tanto mi piace pure tornare in città per bere una birra in un pub e ascoltare musica tipica messicana.

Ho imparato a bere tequila come un vero messicano e ho iniziato a cambiare i toast per le quesadillas e il pane per le tortillas (bugia, mangio ancora parecchio pane). Ho capito quanto è bello tornare a casa e quanto ti possano mancare la famiglia e gli amici quando si sta lontani.

Ho capito che la paura è qualcosa di passeggero e che se pensi che non sia paura ma adrenalina le cose ti riescono meglio. Ho capito che il Messico non è poi così pericoloso come dicono e ho pure capito che bisogna ascoltare i consigli e le impressioni degli altri ma poi bisogna fare di testa propria.

Ho conosciuto un sacco di persone incredibili, sia nella mia vita di città che nella mia vita da viaggio. Alcune di loro rimarranno per sempre, altre finché esisterà Facebook 😛

Poi ho capito un’ultima cosa, forse la più importante e che ripeto sempre, che non c’è nulla di più importante che essere felici e questa è la mia maniera di esserlo. Ok, a volte faccio cazzate e perdo la testa, perdo il motivo del mio “viaggio” e a volte queste cazzate mi fanno regredire, mi fanno fare passi indietro e perdere persone o cose importanti. Ma quello che conta davvero rimane per sempre, e la voglia di conoscere e imparare è sempre lì, a braccetto con la felicità.

Nos vemos amigos

Diario di bordo: 731 giorni dall’arrivo (o dalla partenza)

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