Il Natale di chi sta lontano!

natale_viaggio Fin da piccolo ho sempre avuto un'idea in testa che mi tormentava continuamente: viaggiare e perdermi per il mondo. In una maniera differente. Mi vedevo con un lavoro fisso, da ufficio, e avrei approfittato delle ferie classiche per viaggiare. Non mi importava dove, perché tutte le volte che leggevo un libro o vedevo un film o un documentario, mi perdevo in quelle descrizioni e in quelle immagini e avrei voluto andare sempre "là", dove quel "là" cambiava di settimana in settimana. Quello che non è mai cambiato è la voglia di andare. In fondo spesso chi viaggia lo fa senza una meta precisa, oppure si fa un itinerario e poi lo cambia totalmente durante il viaggio. Quello che invece ci spinge a viaggiare è il motore di tutto. Quel generatore di emozioni infinite e ricerca di adrenalina. Pensate che c'è stato un momento della mia vita in cui pensavo che il mio futuro fosse dietro una scrivania. Pensavo sarei diventato un commercialista (io che con i numeri ci faccio a pugni). Non so perché, in quel momento mi sembrava una opzione interessante. Poi fortunatamente qualcosa è cambiato e la voglia di conoscere e vivere senza catene mi ha fatto abbandonare tutte quelle idee che se ci penso oggi mi sembrano quasi degli incubi e gabbie mentali che non vogliamo realmente, però ci sembrano delle "buone opzioni". Però oggi è Natale, e pur essendo un giorno come tutti gli altri, non è un giorno come tutti gli altri. Il 25 dicembre fino a prova contraria ha le stesse ore, minuti e secondi di qualsiasi altro giorno dell'anno. Nell'emisfero boreale sicuramente meno luce del 21 giugno ok, ma in fondo cambia poco. E invece cambia tutto. Per me Natale è un giorno che sa di famiglia, di risate, ha il sapore del ragù di carne di mia zia, del pane fresco di mia mamma, delle verdure arrosto di mia nonna. Ha l'odore del caffè della moka, è un morso al panino con il salame di mio zio che non poteva mai aspettare il pranzo. Sono le partite a carte con mio nonno e i miei cugini, le telefonate di rito con i miei fratelli. È l'abbiocco post pranzo, un pranzo infinito che durava dalla cena del 24 al pranzo del 6 di gennaio. È la noia di adolescenti che non sanno cosa fare e si lamentano sempre. È ascoltare sempre le solite storie di famiglia che si ripetono anno dopo anno sempre uguali ma con sfumature diverse. È ascoltare i racconti dei "grandi" e voler farne parte. È ripercorrere le loro vite e le nostre origini orgogliosamente terrone. Anzi, tutto questo era. Da diversi anni per me il Natale non è più tutto questo. Anche le migliori famiglie purtroppo ad un certo punto si rompono, e purtroppo gli eroi della nostra infanzia ad un certo punto sono destinati ad andarsene per sempre. Quello che rimane è il calore familiare ristretto, l'amore di mia madre e dei miei fratelli. Da due anni a questa parte però anche questo è cambiato. Per scelta sicuramente. La vita che ho scelto mi ha obbligato a rinunciare a tutte quelle cose che prima davo per scontate, e che ora non posso negare che mi manchino da morire. Forse per questo motivo ho deciso di viaggiare proprio il 25, per "coprire" questa mancanza con quello che ho scelto di fare: perdermi. Un bus con 44 persone + 2 autisti sta viaggiando per il Messico diretto a sud. Io sono tra quelle 44 persone che "festeggeranno" il Natale in carretera. Questo post è per chi passerà questo giorno lontano dalle persone che ama, lontano da casa, lontano da tutto. Buon Natale a tutti quelli che ritrovano una piccola parte di sé in queste parole. Nos vemos amigos

Diario di bordo: 655 giorni dall'arrivo (o dalla partenza)

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