Animale da strada!

Strada Dopo quasi tre mesi torno a scrivere un articolo. C'eravamo lasciati a Bacalar, quando stanco del rumore della città avevo deciso di mollare tutto (un'altra volta) e andare a vivere in una tenta svegliandomi ogni mattina con i rumori della natura e il sole che si alza e illumina di un rosso fuoco una delle lagune più belle del mondo. In quel periodo di tranquillità e relax ho capito una cosa molto importante di me, ma mi sono preso del tempo prima di dirla. Giusto questi 3 mesi. Nel frattempo sono tornato in Europa per un po' a salutare i miei e a sistemare un po' di cose che avevo lasciato in sospeso quando un anno e mezzo fa è iniziata questa mia avventura. Ne ho approfittato per rimontare in sella al mio mostro (la mia Ducati Monster), fare qualche piega per le Dolomiti e sconfinare in Francia per il matrimonio di un amico. Mi darete del pazzo, ma come pensate che abbia fatto Venezia - Bordeaux? Aereo? Naaah! Bus belli 😉 Infatti una delle cose che mi ha insegnato il Messico è che si può viaggiare tranquillamente in bus anche per percorrere grandi distanze. Primo è più economico e poi secondo me il viaggio ha un sapore diverso in questo modo. Ti godi di più il percorso e poi se viaggi via terra nulla è mai scontato 🙂 Comunque voi continuate a viaggiare in aereo, non è questa la finalità di questo articolo. Quello che voglio dire è come mi sono accorto di essere un randagio, anzi, per usare un'espressione un po' più nobile: un animale da strada. Attenzione, non immaginatemi sul ciglio della strada a chiedere l'elemosina né a dormire in una panchina del parco, ciò che intendo per "animale da strada" lo scoprirete solo continuando la lettura 😉 Nel periodo che ho passato a Bacalar ho conosciuto davvero una marea di persone. Persone in viaggio, alcuni con una meta precisa, altri senza idea di quale potesse essere la seguente tappa. È lì che ho conosciuto Donna, una ragazza olandese dalla quale ho imparato a fare braccialetti e collane. Verso fine giugno, Donna ha deciso di andare verso la costa, a Mahahual, uno delle ultime zone abitate del sud dello stato di Quintana Roo. Avendo bisogno di mare, e un po' saturo dell'acqua dolce della laguna, dopo qualche giorno ho deciso di raggiungerla. Presto da una coppia ci siamo ritrovati in 4 e poi in 7. Infatti in poco tempo abbiamo fatto la conoscenza di Anne-Marie (Canada), Jan (Germania), Jean (Francia) Alan e Alejandra (Messico). Con loro abbiamo passato insieme solo qualche giorno, fino a quando ognuno ha dovuto riprendere la propria strada. Chi verso Tulum e Playa, chi verso il Chiapas e chi verso il Belize. Io invece, dovevo tornare a Bacalar. Lasciando quel piccolo paese di pescatori che per due giorni alla settimana si riempie di gringos grazie all'arrivo di 2 crociere, mi sono sentito un po' triste. Lasciavo quelle persone, le passeggiate sulla spiaggia, le birre in riva al mare bagnati dalla luce della luna (calante in quel periodo), la ricerca delle mante di notte e mille altre cose. Ero triste ma allo stesso tempo consapevole che la nostra amicizia non sarebbe mai potuta essere più perfetta di quello che è stata in quei giorni. Il tempo avrebbe potuto cambiare tutti quegli attimi che invece ora rimarranno cristallizzati nella memoria così come sono. Perfetti. Questa è un'altra cosa che mi ha insegnato il viaggio e il Messico. Il viaggio e la strada sono un po' come una metafora della vita. Ci capiterà di incontrare sempre un sacco di persone. Alcune staranno con noi solo qualche passo, altre un po' di più. Dobbiamo cercare sempre di vivere al massimo ciò che ci capita, e avere la consapevolezza che anche se le persone ci lasciano, o noi lasciamo loro, rimaniamo sempre noi... e la strada che abbiamo davanti. Eccoci qua. La strada. Finalmente ci siamo. Alla fine dopo oltre seicento parole sono arrivato al nucleo fondamentale del mio discorso. Lasciando Mahahual in van da 12 posti mi sono trovato di fronte uno spettacolo che avrò visto centinaia di volte nella mia vita. Mentre il camioncino che avrà avuto più o meno 25/30 anni (così come le sue sospensioni) sobbalzava sull'asfalto facendomi cambiare ripetutamente il mio punto di vista e costringendo la mia vista a fare un continuo auto-focus, ho visto il sole scendere dietro un campo di chissà cosa. In quel momento, forse per lo sballottamento al quale ero sottoposto, o forse per il principio di ipotermia che avevo, a causa del condizionatore del furgoncino settato a temperatura polare, ho vissuto nella semplicità di quel momento, uno dei miei momenti di felicità più belli. In quel furgoncino puzzolente ho capito che io ero quella persona là. Quella persona in costume da bagno, con uno zainetto un cambio di vestiti, il computer (maledetto lavoro), le infradito e un cappello di paglia. In quel momento ho capito che era così che volevo vivere, come un animale da strada (non di strada), alla ricerca della mia. Ho capito che tutto quello di cui avevo bisogno era una pagina bianca da riempire di vita e la consapevolezza che il percorso da fare e le esperienze da vivere sono ancora tante... così tante che non posso nemmeno immaginarle, ma che forse, un giorno, riuscirò a scrivere 🙂 Nos vemos amigos

Diario di bordo: 583 giorni dall’arrivo

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